L’aggiunta di laromustina, un alchilante provvisto di considerevole attività antileucemica, all’Ara-C ad alte dosi (HDAC), induce un significativo aumento del tasso di remissione nei pazienti affetti da leucemia acuta mieloide (LAM), accompagnato però da un incremento di 5 volte del rischio di mortalità.
Queste le conclusioni di uno studio randomizzato in doppio cieco (
Giles F et Al. Blood, 2009, 114:4027-33) condotto su 268 pazienti con LAM in prima recidiva, randomizzati a ricevere Ara-C (1,5 g/mq/die) nei giorni 1-3 e laromustina (600 mg/mq) o un placebo al giorno 2. Un secondo ciclo di induzione era previsto in caso di mancata remissione completa (RC), mentre i pazienti in RC ricevevano un consolidamento con HDAC e laromustina o placebo.
Lo studio è stato sospeso a metà dell’arruolamento previsto a causa di un eccesso di mortalità nel braccio laromustina. Nonostante infatti il tasso di RC risultasse significativamente migliore in questo gruppo di pazienti (35% verso 19%, p = 0,005), la mortalità precoce è risultata pari all’11%, verso il 2% del braccio placebo (p = 0,016), con valori di sopravvivenza globale sovrapponibili nei due gruppi.
“La maggioranza degli eventi mortali nei pazienti riceventi laromustina/HDAC è stata costituita da sepsi, polmonite e infezione”, commentano gli autori della ricerca. “E’ probabile che questo eccesso di infezioni e decessi sia legato alla mielosoppressione e alla maggiore durata della neutropenia osservate nei pazienti trattati con laromustina. Tuttavia, il farmaco si è dimostrato significativamente più efficace del placebo nell’indurre una seconda RC in questi pazienti, giustificando l’esplorazione di protocolli alternativi, con dosaggi ridotti e accompagnati dalla somministrazione di fattori di crescita”.