Uno studio di fase 1-2 (G. Visani et al. Blood, 2011, 118:3419-3425) ha valutato la sicurezza e l’efficacia di un regime di condizionamento composto da dosi crescenti di bendamustina, più etoposide, citarabina e melphalan (BeEAM) per il trapianto autologo in pazienti con linfoma resistente o recidivato. I risultati sono stati interessanti e il nuovo protocollo ha permesso l’ottenimento delle remissione completa in una proporzione di pazienti refrattari a tutte le precedenti linee di trattamento.
Un totale di 43 pazienti affetti da LNH (n=28) o da linfoma di Hodgkin (n=15) hanno ricevuto un trapianto autologo di cellule staminali periferiche (n=41) o midollari (n=2), dopo condizionamento con il nuovo regime BeEAM. L’attecchimento è stato completo in tutti i pazienti dopo una mediana di 10 giorni (range: 8 – 12 giorni). La tossicità è risultata relativamente modesta e il tasso di mortalità legata al trapianto nei primi 100 giorni pari allo 0%. Con un follow-up mediano di 18 mesi, 33/43 (81%) dei pazienti sono in remissione completa, 6/43 sono recidivati e 2/43 non hanno risposto. La DFS e la OS sono risultate migliori per i pazienti con malattia chemosensibile rispetto a quelli con malattia chemoresistente e per i pazienti con LNH rispetto a quelli affetti da linfoma di Hodgkin. In 4/43 casi (9%) la remissione completa dopo BeEAM e autotrapianto è stata la prima ottenuta.
«Il protocollo BEAM (BCNU, etoposide, citarabine e melphalan) è uno dei regimi di condizionamento più usati per il trapianto autologo nei pazienti con LNH e HD fin dalla sua introduzione», scrivono gli autori della ricerca, «ma presenta notevoli lacune in termini di sicurezza ed efficacia. La sostituzione del BCNU con la bendamustina ad alte dosi (200 mg/m2) da noi introdotta nello schema BeEAM appare associata con un profilo di tossicità estremamente favorevole, specie in una popolazione di studio pesantemente pretrattata, e con una alta efficacia, considerando anche che i pazienti non potevano ricevere alcuna terapia dopo l’autotrapianto».